.....Sul rapporto materno!

"Nella situazione analitica si ripropone e si rivive la relazione affettiva sperimentata nei primi anni di vita con le figure di riferimento più significative: in primo luogo la madre, soggetto e oggetto dei primi desideri, primo amore, prima ferita. La relazione madre-figlio e padre-figlia è stata ampiamente studiata, ed è fondamento della stessa disciplina psicoanalitica. Non si ha invece una teorizzazione specifica del rapporto madre figlio/a, che si trova narrato in romanzi. Così il nucleo centrale del mio lavoro ( e da anni anche il mio)- si articola attorno ad una intuizione fonfamentale di Jung : ogni individuo contiene in sè la propria madre e il proprio figlio/a. Anni fa, continua l'Autrice, mi sono imbattuta in una pagina di Jung : Demetra e Core; mi ha coinvolto moltissimo: sentivo che lì dentro, almeno per me,passava il fiume; ma avevo una gran paura ad attraversarlo....In Aspetto psicologico della figura di Core Jung scrive: La psiche preesistente alla coscienza( per esempio nella bambina) da una parte partecipa alla psiche della madre, per l'altra parte trova un prolungamento nella psiche della figlia. Si potrebbe perciò dire che ogni madre contiene in sè la propria figlia e ogni figlia la propria madre, e che ogni donna si amplia per un verso nella madre, per l'altro nella figlia. Da questa partecipazione e fusione nasce l'incertezza nei confronti del momento 'tempo': da madre si vive prima, da figlia poi.Dall'esperienza cosciente di queste connessioni nasce il senso della continuità della vita lungo parecchie generazioni: in un primo passo verso l'esperienza immediata e la certezza della liberazione dal tempo, il senso cioè dell'immortalità. La vita singola si eleva al tipo, anzi all'archetipo del destino femminile in generale"(1)
Sono passati anni, dice l'Autrice, ho faticato nel femminile, nel materno, ho rispettato finalmente dentro di me il posto di mia madre. Trovato posto come figlia. E anche - in modo diverso - come madre. Tutto ciò si è riverberato in analisi, come luogo della vita dove questo misterioso legame madre / Figlia/o si rivive, riprodotto nel transfert, ricuperato interiormente, e liberato alla vita. Ho sentito sempre più vera l'intuizione di Jung. L'archetipo, come ' psiche preesistente alla coscienza', è il filo che unisce ogni volta una madre a una figlia/o; e certamente il rapporto - aspro e dolce - vive e impronta di sè la storia personale e collettiva; è luogo d'origine misterioso e segreto. Di lì si passa, nei rapporti affettivi, nehgli incontri d'amore. " la vita si eleva al tipo, anzi all'archetipo del destino umano in generale". Si nasce dalla madre; si rinasce nella madre: tale è l'esperienza dell'analisi. Solo avendo rispettato tutte le tappe del processo, si può continuare nella ricerca della propria identità, nel cammino che Jung chiama " individuazione". Fare da madre in analisi significa anche, all'interno del processo, porsi come figlia/o, in quanto è la figlia/o a muoversi mentre la madre tende ad essere statica. Il materno che l'analista aiuta a ritrovare è unico, fa parte dell'individualità più segreta!!" Da queste parole a me care, scritte dalla mia prima Analista Lella, che ho riscoperto mia madre dentro di me e ne ho preso le distanze per poi essere una psicologa decente e una madre analitica profondamente etica. Cosa ne pensate del suddetto scritto???

Fantastico!
Spero di percepire sempre più forte la madre dentro di me, di sentirmi figlia fino in fondo.